Il portoghese

Il portoghese è la lingua di comunicazione di numerose nazioni, in Europa, in Africa, in Asia e in America. La storia della lingua portoghese è indissociabile dalla storia di un popolo che ha conosciuto a partire dal XV secolo un’ epopea marittima eccezionale e che si è estesa in qualche decennio fino ai quattro angoli del mondo.

Qualificata come lingua della poesia e della musica, la lingua portoghese deriva dal latino volgare, allora in uso su di un territorio chiamato dai Romani, Lusitania. Questa regione corrisponde approssimativamente al Portogallo attuale, più una parte del León, della Castiglia e dell’Estremadura, fino ai dintorni di Toledo. Roma completa la dominazione della Lusitania nel II secolo a. C. e la colonizzazione romana si realizza con i suoi soldati e la sua scorta di funzionari e di commercianti. L’amministrazione e la legislazione romane si impongono, ma anche la lingua latina che, grazie alla sua flessibilità e alla sua ricchezza, si estende rapidamente a tutti gli strati sociali, facendo rapidamente scomparire la maggior parte dei dialetti originari. Essa diventa infine la sola lingua utilizzata in tutta la Lusitania che passa sotto il dominio diretto dell’imperatore.

Il latino parlato in questa provincia, soprattutto a partire dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476, acquisisce a poco a poco una sua propria fisionomia che lo differenzia dalla lingua dei suoi confinanti lionesi e castigliani. La Lusitania diventa Portucale, all’origine del nome Portugal, dalla fusione dei nomi dei due paesi, Portu - l’attuale Porto - e Cale - oggi Vila Nova de Gaia-. Come il resto della penisola, il Portogallo conosce le invasioni: prima di tutto germaniche nel 409, con i Vandali, gli Svevi e gli Alamanni, poi la conquista mussulmana nel 711, che avranno una notevole influenza sulla cultura e sulla lingua di questo piccolo territorio. Il latino si evolve sotto questa doppia influenza ma non scompare. Le popolazioni germaniche “barbare”, subiscono una rapida romanizzazione, sia linguistica che culturale, mentre i mussulmani, sempre considerati come gli invasori, non riescono a imporre la loro lingua. L’apporto germanico, modesto, si limita a qualche settore: guerra (guerra), roubar (rubare), espiar (spiare), i vestiti, luva (guanto), fato (abito).., gli animali gansa (oca), marta (martora). In compenso, i mussulmani lasciano nella lingua delle tracce molto importanti, soprattutto lessicali, cioè circa mille parole in campi semantici particolari come quello dell’agricoltura, degli animali, delle piante: arroz (riso), azeite (olio), alface (lattuga), açucena (giglio), alfarroba (carrubo)ÉÈ da questa evoluzione, che comporta questi nuovi apporti lessicali come anche numerose evoluzioni fonetiche, fonologiche e morfosintattiche che nascerà, dal IX al XII secolo, il gallego-portoghese, forma che riprende il latino nell’angolo nord ovest della Penisola e che si diffonderà piú tardivamente al sud della Penisola grazie alla Riconquista.

Verso la fine del X secolo, le prime influenze del francese, lingua d’oil e lingua d’oc, si fanno sentire nel vocabolario religioso comune e nel linguaggio signorile. Durante il Medio Evo, la città di Santiago di Compostela attira numerosi pellegrini e l’apporto della lingua francese dama (signora), chapel-chapeu (cappello) “chapeau”, il suffisso -age “agem” sarà rafforzato nel XIII secolo con l’insediamento, su tutto il territorio gallego e portoghese, degli ordini monastici francesi di Cluny e di Cîteaux. Anche in quell’epoca i trovatori introducono delle forme liriche caratteristiche della letteratura provenzale e numerosi vocaboli derivati dal provenzale trovador (trovatore), alegre (allegro), freire (frate), legame naturale tra il francese e la lingua portoghese in corso di formazione. Fanno la loro apparizione anche alcune parole dotte o semi-dotte come escola (scuola), ciência (scienza), pensar (pensare), riprese direttamente dal latino.

Il gallego-portoghese acquisisce progressivamente un tale raffinamento e gode di un tale prestigio che viene considerato in tutta la penisola come la lingua della poesia per eccellenza. La poesia lirica spagnola di questa epoca è scritta in gallego-portoghese, in opere come Cancioneiro da Ajuda, Cancioneiro da Vaticana, Cancioneiro da Biblioteca Nacional de LisboaÉ Lo stesso Alfonso il Sapiente, Re di Castiglia nel XIII secolo, che dà un forte impulso alla prosa castigliana, scrive i suoi versi in gallego-portoghese. I primi testi scritti in questa nuova lingua datano precisamente dall’inizio del XIII secolo. Nel corso del XIV secolo e del XV secolo, la lingua nata dall’uso popolare comincia ad imporsi in tutti i luoghi e si generalizza nei documenti scritti. Per di più, l’asse di gravità del regno del Portogallo si sposta verso il centro: Lisbona diventa al tempo stesso capitale e luogo di residenza privilegiato del monarca, mentre l’Università di Coimbra acquisisce un ruolo culturale maggiore. È dunque da queste due regioni che arriveranno le innovazioni linguistiche che, a partire dal XIV secolo, modificheranno la lingua gallego-portoghese d’origine e creeranno la norma dotta del portoghese. Nel XV secolo, si può affermare che il Portogallo abbia la sua lingua nazionale, separata questa volta dal gallego.

A quell’epoca, le grandi scoperte lanciano un processo di espansione territoriale che aumenterà rapidamente e considerevolmente l’area linguistica lusofona: il portoghese si diffonde nel mondo intero, conoscendo così la più grande diffusione mai raggiunta da una lingua. La lingua portoghese si arricchisce così dell’apporto delle lingue indigene (il bantou, il tupi, e alcune lingue asiatiche). In un secondo tempo, il portoghese, forte dei suoi prestiti, arricchirà le altre lingue europee di questi termini esotici cobaia (porcellino d’India), piranha (piragna), jaguar (giaguaro), mandioca (manioca)É Con la dominazione spagnola iniziata nel 1580, alcune forme castigliane, conseguenze del bilinguismo luso-spagnolo, penetrano nel portoghese. L’indipendenza è ripristinata nel 1640 ed una riforma condotta dagli eruditi contro il castigliano, provoca una eliminazione di questi termini, i quali saranno sostituiti da vocaboli derivati dal latino.A partire dal XVIII secolo, lo spagnolo non gioca più il ruolo di seconda lingua di cultura, preso dal francese: numerosi gallicismi si introducono allora in portoghese, sia nel vocabolario che nella sintassi. Questa influenza francese resterà molto marcata nella lingua portoghese. I tratti sintattici e lessicali comuni alle due lingue come la nasalizzazione caratteristica di certe vocali, ne sono ancora oggi una testimonianza.

LLa lingua portoghese ha lasciato delle tracce indelebili del suo passaggio non solamente sugli immensi territori nei quali è oggi parlata ma anche sulle terre dove, in un certo periodo, ha svolto il ruolo di lingua franca. Queste tracce sono delle testimonianze di un primato internazionale del portoghese che ha perdurato fino alla metà del XIX secolo. Oggi, il portoghese con le sue tre varianti principali, l’europea, la brasiliana, e l’africana, è ancora una delle prime lingue del mondo. Con più di 200 milioni di locutori, il portoghese è la quarta lingua d’Europa più parlata nel mondo, dopo l’inglese, lo spagnolo, e l’ucraino-russo. Alcune “pietre miliari” della letteratura mondiale sono state scritte in questa lingua che puó inorgoglirsi di contare, a partire dal 1998, fra i suoi grandi autori contemporanei, un premio Nobel per la letteratura, José Saramago.

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